Coaching: tra mito e realtà

Negli ultimi anni, il coaching ha guadagnato una reputazione ambivalente. Da un lato, è visto come uno strumento di crescita personale e professionale; dall’altro, molti lo considerano un’industria di motivatori superficiali che promettono cambiamenti miracolosi senza sostanza.

Ma è davvero tutta colpa dei coach? La verità, come spesso accade, sta nel mezzo.

La mia esperienza personale mi ha mostrato che il coaching non è magia, eppure per me lo è stato. Non perché qualcuno mi abbia venduto soluzioni pronte, ma perché mi ha dato qualcosa di più potente: la possibilità di fermarmi, pensare ed esplorare prospettive nuove con i miei occhi.

L’Ombra del Coaching: I venditori di illusioni

Uno dei problemi principali del settore è la mancanza di norme chiare. Chiunque può definirsi “coach” da un giorno all’altro, senza formazione, esperienza o competenze dimostrabili.

“Il coaching è un campo in cui l’accesso è incredibilmente facile, ma la maestria richiede anni di pratica e studio.” – Sir John Whitmore, pioniere del coaching

Uno studio della International Coaching Federation (ICF) ha rilevato che, nonostante la crescita esponenziale del numero di coach, solo una piccola percentuale possiede certificazioni riconosciute. Questo ha portato a un mercato saturo di figure poco qualificate, che danneggiano la reputazione dell’intera professione:

  • C’è chi ti promette “diventirai ricco in 30 giorni” con lo stesso tono di chi vende miracoli su TV shopping
  • Chi confonde coaching con motivazione da palcoscenico, pieno di urla e frasi fatte
  • Chi ti propone pacchetti da 10.000 euro “per sbloccarti” senza neanche capire i tuoi veri bisogni

Come Riconoscere un Coach Serio?

Non tutti i coach sono uguali. Ecco alcuni elementi per identificare un professionista valido:
✅ Certificazioni riconosciute (es. ICF, EMCC, ACSTH)
✅ Formazione specifica (corsi strutturati, non solo webinar di poche ore)
✅ Esperienza dimostrabile (case study, testimonianze verificabili)
✅ Etica professionale (rispetto dei codici deontologici, nessuna promessa di “soluzioni miracolose”)

Il Ruolo del Cliente: La Volontà di Cambiare è Fondamentale

Tuttavia, il coaching non è una magia. Il successo di un percorso dipende in gran parte dal cliente.

Quante persone si avvicinano al coaching aspettandosi che il coach abbia la soluzione pronta? Proprio come fosse un servizio a domicilio. Frasi come:
“Sei tu il coach, dimmi cosa devo fare!”
sono il segnale di un approccio passivo che condanna il processo al fallimento.

La realtà è che un vero percorso di coaching richiede:
🔹 Impegno attivo (non basta partecipare, bisogna agire)
🔹 Responsabilità (il coach non decide per te, ma ti guida)
🔹 Apertura al feedback (anche quando è scomodo)

La Verità? Una Relazione a Due Vie

  1. Ti fa vedere i tuoi automatismi (quelle cose che fai sempre senza rendertene conto)
  2. Ti obbliga a prendere posizione (smetti di lamentarti e agisci)
  3. Ti mostra alternative che eri troppo occupato a ignorare

Il coaching è una danza a due:

  • Il coach deve essere competente, etico e capace di guidare senza imporre. Ti fa vedere i tuoi automatismi, ti obbliga a prendere posizione e ti mostra alternative che eri troppo occupato a ignorare.
  • Il cliente deve essere pronto a fare la sua parte, accettando sfide e feedback.

La verità è semplice:

Il vero coaching non è dipingere illusioni, ma accendere specchi

E quando trovi il coach giusto e ci metti del tuo…

Allora sì che succede qualcosa di straordinario.

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