Comunicazione Efficace

Hai mai notato come due persone possano vivere la stessa situazione e descriverla in modi opposti?

“È un problema” contro “È un’opportunità”. Questo accade perché il linguaggio non è uno strumento neutro, ma un vero e proprio strumento di creazione della realtà. Non ci limitiamo a trasmettere informazioni attraverso le parole: le usiamo per costruire mondi, per modellare percezioni, per creare stati d’animo. Ogni frase che pronunciamo è un atto creativo che influenza non solo chi ci ascolta, ma anche noi stessi.

Ogni frase è un atto creativo

Quando diciamo “questa situazione è un disastro”, non stiamo semplicemente commentando i fatti. Stiamo creando un’esperienza emotiva e cognitiva che si riflette nei circuiti neurali di chi ci ascolta… e anche nei nostri.

Al contrario, se diciamo “questa è una sfida interessante”, il nostro cervello attiva reti legate alla curiosità, alla creatività, alla ricerca di soluzioni.
Le parole che scegliamo non raccontano solo il mondo: lo trasformano.


Il paradosso dell’ascolto: tutti ascoltano… ma pochi capiscono

Ed ecco la grande illusione: pensiamo di comunicare chiaramente, ma spesso non veniamo compresi.
Perché?

La ricerca del Max Planck Institute ci mostra che, nella maggior parte delle conversazioni, le persone iniziano a formulare la risposta prima ancora che l’altro abbia finito di parlare.
In altre parole, non ascoltiamo ciò che viene detto, ma ciò che ci aspettiamo di sentire, filtrato attraverso le nostre convinzioni, esperienze, e mappe mentali.

E allora nasce il paradosso:

  • Da un lato, le parole hanno il potere di creare realtà.
  • Dall’altro, chi ascolta costruisce una versione soggettiva di ciò che ha capito.

Come superare questo scollamento?
Come fare in modo che le parole creino una realtà condivisa?

L’arte della comunicazione consapevole

I comunicatori più efficaci sono consapevoli di questo doppio livello e imparano a parlare non solo per esprimersi, ma per costruire un ponte tra mondi interiori. Per farlo, agiscono su tre piani complementari:

1. Il piano logico-razionale

È la struttura dell’argomentazione. Tecniche come la struttura piramidale o il metodo PREP (Point, Reason, Example, Point) aiutano a rendere il messaggio chiaro, ordinato e convincente.

2. Il piano emotivo-relazionale

Qui entrano in gioco empatia e connessione. Il mirroring (rispecchiare sottilmente il linguaggio dell’interlocutore), l’uso delle pause strategiche, il tono e la presenza influenzano fortemente come il messaggio viene percepito.

3. Il piano meta-comunicativo

È il livello più sofisticato, dove si lavora sui frame mentali, cioè i modelli con cui interpretiamo la realtà. Qui intervengono strumenti della psicologia comportamentale e della PNL per ridefinire le cornici dentro cui si muove la comunicazione.


Riprogrammare la realtà: un esercizio trasformativo

Proviamo insieme un esercizio semplice ma potente.
Prendi una frase che ripeti spesso e che ti limita, ad esempio:

“Non ho abbastanza tempo.”

Ora trasformiamola su tre livelli:

  • Versione neutra: “Devo riorganizzare le mie priorità.”
  • Versione trasformativa: “Sto imparando a concentrarmi sull’essenziale.”
  • Versione alchemica: “Il tempo si espande quando mi allineo alle mie vere priorità.”

Senti la differenza? Noti come cambia la nostra esperienza interiore con ciascuna formulazione?
Le parole non sono “positive” nel senso banale del termine. Sono strumenti di trasformazione. Parlano non solo al nostro cervello, ma al nostro sistema nervoso, alla nostra identità, al nostro modo di agire nel mondo.

Gli studi dell’Università di Washington dimostrano che la ripetizione è fondamentale: un’idea espressa una sola volta viene percepita come interessante. Dopo tre volte diventa credibile. Dopo sette, entra nel nostro schema mentale e diventa automatismo.


Il coaching linguistico: costruire mondi migliori

Dove entra in gioco il coaching?

Un buon coach non ti dice solo cosa dire. Ti aiuta a diventare un architetto consapevole del tuo linguaggio.
Ti accompagna in un lavoro su tre livelli:

  • 🏗 Scavare nelle fondamenta – individuare le frasi tossiche e limitanti che ripeti inconsciamente: “Non sono capace”, “Non posso farci nulla”, “Non fa per me”.
  • 🧱 Riprogettare la struttura – sostituire questi schemi con linguaggi che aprono possibilità: “Sto imparando”, “Sto esplorando”, “È un’occasione per crescere”.
  • 🎨 Decorare con intenzione – utilizzare metafore, immagini, storie e parole evocative che ispirano azione e trasformazione.

L’invito finale

Quando comprendiamo profondamente questi principi, realizziamo che non siamo semplici comunicatori: siamo architetti della realtà. Le parole smettono di essere strumenti per diventare materiali da costruzione con cui modelliamo esperienze, relazioni e opportunità..

La prossima volta che stai per parlare – in una riunione, con un collega, o anche solo dentro di te – fermati un attimo.

Ricorda:

Non stai descrivendo il mondo.
Lo stai creando.

La vera domanda non è “Cosa voglio dire?”,
ma: “Che realtà voglio evocare con queste parole?”

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